Alla scoperta di San Salvatore con le giornate FAI di Primavera

Alla scoperta di San Salvatore con le giornate FAI di Primavera

Scopri perché San Salvatore è importate

Visita guidata realizzata il 15 maggio 2021 con la collaborazione della Proloco di Campi e della sezione FAI di Foligno-Spoleto-Valnerina

Buongiorno ragazzi, oggi siamo a San Salvatore, la chiesa distrutta con il terremoto del sisma del 2016 e siamo qui con le giornate FAI di primavera.

Per quest’occasione abbiamo realizzato anche un piccolo qr code dove potrete vedere la chiesa di san salvatore come era prima del sisma (per chi non potesse leggere il qr code può cliccare sul link sottostante).

Ora ci troviamo in questa speciale edizione delle giornate del FAI di primavera per scoprire cosa è rimasto della chiesa e che cosa rappresentava.

Qui con noi c’è Agostino Lucidi, che sicuramente conoscerete tutti, che ci spiegherà qualcosa della giornata.

Ricordo a tutti quanti che questa manifestazione è riprogrammata anche per la giornata di domani, chi vuole partecipare può registrarsi sul sito web fondoambiente.it, dove troverà le giornate del FAI.

Era un’antica pieve romanica dedicata a Santa Maria, originariamente composta dalla sola navata di sinistra. Il fatto che ci fosse un portico composto da colonne di pietra faceva di questa chiesa un vero e proprio santuario. In antichità, infatti, un portico vicino alla chiesa testimoniava proprio il fatto che questa fosse un santuario, in quanto accoglieva i pellegrini.

L’antica pieve qui, quindi, era l’antica pieve di Santa Maria di Campi, una pieve romanica sorta tra il 1000 e il 1100. Questo è stato un periodo in cui si è visto un rinnovamento generale di tutta l’arte, sia pittorica che scultorea, e anche un periodo di rinascita dal punto di vista religioso e civile. Come accaduto già per il passaggio all’anno 2000, il passaggio all’anno 1000 è stato un momento complesso e tragico, in quanto si riteneva che nell’anno 1000 il mondo sarebbe finito, quindi tutte le attività che non implicavano il quotidiano vennero sospese. Con il passare del tempo, poi, si è capito che il mondo proseguiva, pertanto si avviò questa rinascita culturale, religiosa, politica, civile (è il periodo, ad esempio, in cui nascono i liberi comuni e in cui viene sconfitto il feudalesimo).

Dal punto di vista religioso nasce questo nuovo tipo di architettura romanica.

Si chiama romanica perché si faceva al modo di costruire degli antichi romani, strutture solide al punto da arrivare fino a noi, tanto resistenti che, in alcuni casi, non è possibile inserire nelle pareti neanche un chiodo.

Si procedeva con un sistema di costruzione con calce a caldo, la si faceva bollire in una grande caldaia e si inseriva tra i blocchi di pietra. Una volta che la malta freddava si “saldava” con la pietra e formava un corpo unico.

Qui a San Salvatore a Campi è avvenuto un fatto particolare.

Verso la fine del ‘400 c’è stato un furto di un’immagine di un crocifisso chiamato Il Salvatore, che ha fatto radicalmente cambiare tutta l’organizzazione della chiesa. Pare che questo Salvatore abbia cominciato a fare dei miracoli, tanto che sono cominciati ad arrivare molti pellegrini e molte donazioni, che hanno fatto sì che la chiesa, anzichè essere demolita, è stata raddoppiata, facendo una nuova navata, mentre la navata originaria venne decorata ed arricchita. Purtroppo, di queste decorazioni non resta più molto, anche se diversi istituti e università si sono uniti per fare una ricerca e recuperare il possibile e ricostruire il monumento.

La navata aggiuntiva è della fine del ‘400 e le operazioni di realizzazione hanno richiesto un rinnovamento anche della prima navata, perchè, dovendo fare un portale con il rosone, si è scelto di sostituire il portale romanico della prima navata con un portale gotico con rosone, come nella seconda navata.

Da quel punto la chiesa viene organizzata in due navate ed è un prototipo molto particolare, perchè tutte le chiese che qui nel nostro territorio hanno subìto questo tipo di modifica, e sono tantissime, hanno tutte seguito questo primo esempio.

Visitando oggi San Salvatore si possono notare delle colate di cemento, stese per proteggere il pavimento originale che si trova al di sotto, costruito anch’esso tra la fine del 400 e l’inizio del 500. Su questo pavimento c’era un disegno del campanile e di come doveva essere realizzato, che poi non è mai stato eseguito. Ancora oggi si possono vedere tutte le linee tracciate che rappresentano la guglia del campanile che finiva con una croce, una palla e una bandierina. Questo campanile aveva, poi, un piccolo basamento e da lì si irradiava. Nonostante fosse la fine del ‘400 era previsto ancora un campanile gotico, con una guglia.

Un’altra cosa importante è che questa importante chiesa romanica è stata fatta con materiali dell’Impero Romano, perché qui siamo nelle vicinanze di un grande insediamento romano chiamato Campo, tanto è vero che ancora oggi………………………………………

Alla scoperta di San Salvatore con le giornate FAI di Primavera

Quindi, dove oggi si vedono le impalcature installate per evitare che i muri rimasti in piedi dopo il sisma crollassero, era il luogo dove c’era l’iconostasi, vale il dire il luogo di divisione della chiesa dove era esposta l’immagine del Salvatore crocifisso. Sopra all’immagine c’era l’altare del crocifisso, che poteva essere visto da tutti i lati e si poteva accedere per toccare anche l’immagine sacra attraverso una scaletta che si trova in un angolo nel retro dell’immagine.

E’ interessante guardare oggi cosa sia rimasto degli antichi affreschi. Sono affreschi molto particolari, in gran parte dipinti da una dinastia di pittori nursini chiamati Sparapane, che per ben tre generazioni hanno continuamente affrescato questo luogo, a seconda delle commesse che gli venivano fatte.

Sulle pareti si può ancora oggi vedere un’iscrizione in cui si racconta che questi affreschi sono stati realizzati grazie al volere del pievano. Anche le volte erano tutte affrescate, purtroppo con il terremoto sono state danneggiate, ma il lavoro dei restauratori ha permesso di recuperare i blocchi e conservarli.

Oltre agli affreschi degli Sparapane, è presente anche un ciclo pittorico più scuro, attribuito ad un altro pittore molto importante e molto attivo in questa zona, Nicola Da Siena.

Questo pittore ha raffigurato un episodio della vita di Gesù molto particolare, la discesa di Gesù agli inferi dopo la resurrezione, per salvare le anime dei giusti e portarli in paradiso con lui.

Vieni alla scoperta di San Salvatore con le giornate FAI di Primavera. Contiene il video della prima visita e le informazioni storiche.

Altro affresco interessante è quello posizionato in fondo alla navata sinistra, posizionato sopra un altare costruito con un pezzo di cornicione romano recuperato. Questo affresco è della prima metà del ‘300; siamo nel periodo precedente la scuola di Giotto, lo si capisce dal fatto che manca la prospettiva e i colori sono tutti alterati, in quanto i cavalieri, con le armature color argento, appaiono con armature di colori scuri. E’ una crocefissione molto arcaica, perché è ben visibile che è l’affresco più antico, appartenente alla prima chiesa, tanto che quando è stato realizzato l’altra navata non esisteva.

La chiesa ha avuto, nel corso del tempo, dei continui cambiamenti, come si può vedere anche dai diversi tipi di pavimenti presenti.

Nella navata aggiuntiva si può notare l’affresco più tardo presente, realizzato da Giacomo Di Giovanni Onofrio, anch’esso discendente degli Sparapane, raffigurante una piccola icona con la Madonna e i santi Pietro e Giovanni Evangelista. Gli affreschi di S. Salvatori sono importanti perché rappresentano l’evolversi dell’arte, partendo dalla fine del ‘200 alla fine del ‘500.

Di tutta questa organizzazione della chiesa non è rimasto, purtroppo, molto a causa del terremoto del 2016, che ha fatto mambassa di innumerevoli strutture, comprese le volte e gli arredi di epoca barocca.

Si ha poi un altro documento importantissimo in questa chiesa, un fonte battesimale a immersione, di forma circolare. E’ di fatto un pezzo di colonna che è stata scavata e quello era un battistero ad immersione tra i pochi esistenti in tutta la nostra zona.

Ha un coperchio sopra con, addirittura, un sopracoperchio tutto intarsiato da una famiglia di intagliatori locali, i Seneca, che hanno avuto grande rilevanza nella zona, tanto da avere a Norcia un palazzo che porta il loro nome e che annoverava tra i suoi appartenti anche un vicario episcopale di Sant’Arno Borromeo, Antonio Seneca, che ha lasciato a S. Eutizio il suo breviario.”

Trascrizione realizzata dalla volontaria Katia – ABC-OnLine.it